La certificazione diagnostica di Disturbo dell’Apprendimento è il punto dal quale famiglia, docenti, studenti e professionisti devono attivarsi per costruire un lavoro di cooperazione secondo un obiettivo comune che risiede nel benessere del bambino/ragazzo.

In questo processo di costruzione è lo specialista che può svolgere un ruolo di ponte e raccordo.
È importante condividere quanto emerso nella diagnosi, sia a livello descrittivo sia a livello operativo. A livello descrittivo il soggetto presenta un disturbo e un preciso profilo funzionale che descrive i suoi punti di forza e di debolezza. A livello operativo vengono date una serie di indicazioni di intervento che vanno condivise dalla famiglia con la scuola.

I genitori si trovano di fronte a qualcosa di nuovo, hanno davanti una lettura delle difficoltà del proprio figlio ma hanno bisogno di capire cosa e come farlo.

Anche gli insegnanti hanno davanti un alunno con delle specificità e tale aspetto richiede pensieri e formulazioni nuove o rinnovate.

Potremmo vedere il post diagnosi su due livelli di intervento:
1. l’adozione di misure compensative, strategie dispensative e l’adattamento della didattica per mettere il bambino/ragazzo nelle migliori condizioni per apprendere in modo sereno attraverso la stesura condivisione di un Piano Didattico Personalizzato (PDP), secondo quanto previsto dalla legge 170 del 10 ottobre del 2010 e delle successive disposizioni ministeriali
2. il trattamento e l’abilitazione

Riguardo al primo livello vi è la normativa che nello specifico sancisce diritti e doveri delle figure coinvolte. Al riguardo vedi link https://www.miur.gov.it/disturbi-specifici-dell-apprendimento-dsa.

Il corpo docenti provvederà a redigere il Piano Didattico Personalizzato nel quale verranno descritti :
– gli strumenti compensativi utilizzati. La legge 170 descrive gli strumenti compensativi “strumenti didattici e tecnologici che sostituiscono o facilitano la prestazione richiesta nell’abilità deficitaria. Tali strumenti sollevano l’alunno con DSA da una prestazione resa difficoltosa dal disturbo, senza peraltro facilitargli il compito dal punto di vista cognitivo” (Art. 4 Decreto Ministeriale 12 luglio 2011 sui DSA).
Si tratta ad esempio di: uso del computer o tablet,  sintesi vocale, videoscrittura con il correttore ortografico,  libri digitali, calcolatrice, mappe concettuali, formulari.
– le misure dispensative “da alcune prestazioni non essenziali ai fini della qualità dei concetti da apprendere” (cit. legge 170). L’adozione delle misure dispensative è finalizzata ad evitare situazioni di affaticamento e di disagio in compiti direttamente coinvolti dal disturbo, senza peraltro ridurre il livello degli obiettivi di apprendimento previsti nei percorsi didattici individualizzati e personalizzati (Art. 4 Decreto Ministeriale 12 luglio 2011 sui DSA).

– forme di verifica e valutazione personalizzate. Le Istituzioni scolastiche adottano modalità valutative che consentono all’alunno o allo studente con DSA di dimostrare effettivamente il livello di apprendimento raggiunto, mediante l’applicazione di misure che determinino le condizioni ottimali per l’espletamento della prestazione da valutare (At. 6 Decreto Ministeriale 12 luglio 2011 sui DSA). Ad esempio si tratta di adattare le verifiche privilegiando risposte a scelta multipla, modalità a cloze, forme orali, interrogazioni programmate,…
Le misure saranno personalizzate in base alla diagnosi (difficoltà nella lettura, scrittura e calcolo) e del profilo funzionale (esempio deficit nella memoria di termini e procedure, difficoltà visuo –spaziali, …)

E’ importante stabilire un dialogo con il corpo docenti per condividere un progetto che metta il bambino/ragazzo nelle migliori condizioni per apprendere in modo sereno, per fornirgli gli strumenti idonei a favorire il percorso scolastico e per favorire il raggiungimento degli obiettivi di crescita, nel rispetto delle peculiari caratteristiche che lo contraddistinguono.

Momenti di incontro tra insegnanti, genitori e studente saranno utili per condividere i percorsi attuati e verificare l’efficacia o meno delle misure adottate. Il professionista svolge in questa fase un ruolo di mediazione per sostenere tale comunicazione e può rappresentare un punto di riferimento per le figure coinvolte in caso di dubbi o difficoltà.

Il professionista aiuta a declinare nella pratica quanto riportato nella certificazione in termini di abilità carenti, deficitarie o da sostenere.

Il corpo docente

· prende visione della certificazione diagnostica rilasciata dagli organismi preposti;
· procede, in collaborazione con i colleghi della classe, alla documentazione dei percorsi didattici individualizzati e personalizzati previsti;
· attua strategie educativo – didattiche di potenziamento e di aiuto compensativo;
· adotta misure dispensative;
· attua modalità di verifica e valutazione adeguate e coerenti;
· realizza incontri di continuità con i colleghi del precedente e successivo ordine o grado di scuola al fine di condividere i percorsi educativi e didattici effettuati dagli alunni, in
particolare quelli con DSA, e per non disperdere il lavoro svolto.

La Famiglia

· consegna alla scuola la diagnosi di cui all’art. 3 della Legge 170/2010;
· condivide le linee elaborate nella documentazione dei percorsi didattici individualizzati e personalizzati ed è chiamata a formalizzare con la scuola un patto educativo/formativo che preveda l’autorizzazione a tutti i docenti del Consiglio di Classe – nel rispetto della privacy e della riservatezza del caso – ad applicare ogni strumento compensativo e le strategie dispensative ritenute idonee, previste dalla normativa vigente, tenuto conto delle risorse disponibili;
· sostiene la motivazione e l’impegno dell’alunno o studente nel lavoro scolastico e domestico;
· verifica regolarmente lo svolgimento dei compiti assegnati;
· verifica che vengano portati a scuola i materiali richiesti;
· incoraggia l’acquisizione di un sempre maggiore grado di autonomia nella gestione dei tempi di studio, dell’impegno scolastico e delle relazioni con i docenti;
· considera non soltanto il significato valutativo, ma anche formativo delle singole
discipline.

Gli Studenti

Gli studenti e le studentesse, con le necessarie differenziazioni in relazione all’età, sono i primi protagonisti di tutte le azioni che devono essere messe in campo qualora si presenti una situazione di DSA. Essi, pertanto, hanno diritto:
· ad una chiara informazione riguardo alla diversa modalità di apprendimento ed alle strategie che possono aiutarli ad ottenere il massimo dalle loro potenzialità;
· a ricevere una didattica individualizzata/personalizzata, nonché all’adozione di adeguati strumenti compensativi e misure dispensative.
Hanno il dovere di porre adeguato impegno nel lavoro scolastico.
Ove l’età e la maturità lo consentano, suggeriscono ai docenti le strategie di apprendimento che hanno maturato autonomamente.

Riguardo al secondo livello trattamento e abilitazione, “Nel caso specifico dei DSA… gli interventi che possono essere messi in atto a partire dall’individuazione e dall’intervento precoce al trattamento riabilitativo sono finalizzati a permettere una compensazione, agendo sui fattori individuali e contestuali (anche scolastici) per limitare efficacemente la compromissione funzionale che ne deriverebbe.
(Disturbi specifici dell’apprendimento Consensus Conference, Roma, 6-7 dicembre 2010).

Si definisce trattamento un insieme di azioni volte a rendere più efficienti le abilità (lettura, scrittura, calcolo grafia), ad arricchire le abilità del soggetto. Un trattamento è efficace se migliora l’evoluzione del processo più della sua evoluzione naturale attesa, ovvero se le prestazioni del soggetto subiscono un miglioramento significativo rispetto a come si sarebbe evoluto senza fare nulla.

Perché è utile intervenire?

La letteratura dice che:
“Sono in aumento le prove scientifiche sull’efficacia della presa in carico e degli interventi riabilitativi nella riduzione dell’entità del disturbo e/o nel rendimento scolastico (misura del funzionamento adattivo in età evolutiva), nonché nella prognosi complessiva (psichiatrica e sociale) a lungo termine. La precocità e la tempestività degli interventi appaiono sempre più spesso in letteratura tra i fattori prognostici positivi.
Sulla base della ricerca di letteratura condotta, sono disponibili dati sufficienti per affermare che gli interventi su lettura, ortografia e calcolo determinano un miglioramento delle prestazioni del soggetto. (Consensus Conference 3 – Disturbi specifici dell’apprendimento, giugno 2011).

L’ abilitazione comprende una serie di interventi volti a favorire l’acquisizione e il normale sviluppo e potenziamento di una funzione. Si intende, quindi, il favorire lo sviluppo di una funzione o capacità. Il soggetto con DSA potrà trarre beneficio dall’imparare a usare strumenti per sostenere le capacità deficitarie (es. videoscrittura, software per costruire mappe, elaborare testi, modificare pdf,); potrà essere rinforzato dall’imparare ad usare strategie personalizzate sulla base delle difficoltà e potenzialità specifiche (es. utilizzare un metodo di studio adeguato al proprio stile d’apprendimento visivo, uditivo, cinestesico,…).

La presa in carico non è solo strumentale ma riguarda anche tutta la sfera emotivo – relazionale coinvolta in una diagnosi di DSA: occorre prevenire e intervenire sul disagio emotivo – affettivo che può insorgere dopo la diagnosi.

L’obiettivo ultimo è quello di rendere lo studente il più possibile autonomo e in grado di provare soddisfazione nel raggiungere risultati, restituirgli autostima e senso di autoefficacia.

Il soggetto può aver bisogno di essere accompagnato nell’integrare il disturbo nell’immagine di sé, deve esser sostenuto nel riconoscere i suoi punti di forza e nell’accettare i limiti e valorizzare le sue potenzialità, deve essere sostenuto nella progettualità futura e soprattutto nell’aver fiducia e autostima per perseguire i suoi obiettivi in base ai suoi talenti e ambiti d’interesse.

Anche i genitori hanno bisogno di comprendere e avere risposte agli interrogativi che emergeranno durante la quotidianità: fino a che punto devo aiutare mio figlio? Quanto dei suoi risultati è spiegato dal disturbo e quanto dovuto alla svogliatezza? Mi sento in colpa? Come posso gestire la mia ansia e quella di mio figlio?
La presa in carico consente di fronteggiare e gestire tali situazioni e/o emozioni.

Denominatore comune del Dopo diagnosi è sostenere il lavoro di rete, costruire nodi forti e andare avanti per obiettivi condivisi.
Ecco perché l’avvenuta diagnosi non è uno stop, ma solo un punto fermo di partenza.

L’Equipe del Centro La Fenice è disponibile alla presa in carico dei bambini/ragazzi con DSA, e ad avviare gli opportuni interventi riabilitativi per ridurre i disagi caudati dal DSA e migliorare le abilità del bambino/ragazzo.