Colf e Badanti

Sono i nuovi “angeli del focolare”, cucinano, puliscono e si occupano di anziani o malati non più autosufficienti: le badanti sono talmente indispensabili che gli italiani spendono 7 miliardi all’anno per il loro prezioso aiuto, senza contare il sommerso che ha numeri altrettanto importanti, se non superiori. Ma quando il rapporto di lavoro si interrompe, quegli angeli si possono trasformare in un autentico flagello per chi si ritrova a far fronte a richieste più o meno fondate di pagamenti di arretrati e straordinari. Quasi sempre la lavoratrice mandata via si rivolge al patronato e spuntano conteggi di ferie non usufruite, ore di lavoro non pagate e tredicesime saltate, anche se il datore di lavoro era convinto di essere pienamente in regola.

Come fare, allora, per prevenire le vertenze ed evitare di dover sborsare migliaia di euro? Bisogna indossare i panni dell’imprenditore, acquisire competenze da commercialista – o affidarsi a un esperto -, tracciare tutti i pagamenti e instaurare un rapporto basato sulla fiducia.

Nella maggior parte dei casi le sentenze si concludono a favore del lavoratore e possono essere anche molto salate. ‘Colpa’ della disinformazione – o superficialità – del datore di lavoro, ma anche di un sistema burocratico che considera chi assume quasi un imprenditore in grado di districarsi tra contributi, casse previdenziali, permessi, ferie, malattia e buste paga.

Il problema riguarda circa un milione di persone, ma la tendenza è al rialzo a causa soprattutto dell’invecchiamento della popolazione. Secondo i dati Inps, da qui al 2030 l’Italia avrà bisogno del 25% di badanti in più.

Il contratto collettivo che regola il lavoro di colf e badanti è il quarto più usato in Italia, e coinvolge 2 milioni di soggetti tra datori di lavoro e lavoratori. L’ingresso nel mondo del lavoro avviene per passaparola, per rescindere un contratto basta un preavviso di 15 giorni e, per legge, il rapporto può essere stipulato anche verbalmente. Tuttavia è sempre meglio regolarizzare il lavoratore, per una questione di civiltà ma anche di tutele. Eppure in Italia il 50% di colf e badanti lavora ancora in nero e nel milione di contratti regolari, una buona percentuale è grigia per via di sconfinamenti in varie categorie, ore di straordinario non retribuite.

Il datore di lavoro risente della mancanza di competenze amministrative / burocratiche che riguardano il contratto di lavoro, la gestione delle buste paga, il  TFR, i contribuiti, ecc. E lamenta elevati costi di gestione (salario, tasse e contributi, vitto, alloggio, servizi aggiuntivi – telefono, internet, ecc.). Tra le altre cause di disagio colf e badanti denunciano, invece, un eccesso di mansioni, spesso oltre quanto stabilito e che prevedono anche una gestione amministrativa o medica. Ed è proprio su questo, sulle differenze di retribuzione tra le ore di lavoro effettive e quelle denunciate, insieme al mancato versamento di contributi, che vertono la stragrande maggioranza delle cause.

Il buon esito di un rapporto di lavoro è indispensabile fin dalla sua impostazione. Stipulare un contratto, mettere nero su bianco diritti e doveri del lavoratore, pagare i contributi non solo aiuta a impostare un rapporto di reciproca fiducia ma mette al riparo da possibili vertenze. Ecco alcuni consigli per mettersi al riparo da una causa legale:

  1. Capire qual è lo stato di necessità: ho bisogno di una colf? Di una badante? La persona assistita è autosufficiente? La maggior parte delle vertenze riguarda lo sconfinamento da un inquadramento a un altro.
  2. Informarsi e studiare il contratto collettivo, i minimi retributivi, le ferie e la malattia. Nel momento in cui si assume una lavoratrice domestica si diventa datori di lavoro, con tutti gli oneri in capo e quindi gestire il rapporto di lavoro.
  3. Scrivere un contratto e dichiararlo all’Inps. Il lavoro domestico, per legge, può essere instaurato verbalmente. Ma laddove è chiaro quale sarà la mansione, quali le ferie, cosa succede in caso di malattia, il rapporto tra lavoratore e datore di lavoro è più limpido e franco.
  4. Fornire la busta paga: non sono obbligatorie per legge, sebbene il contratto collettivo lo indichi. La busta paga riassume tutte le condizioni economiche del lavoro. In più insieme al contratto garantisce al tutela piena al datore di lavoro. Si ha il dettaglio della malattia, straordinarie, ferie.
  5. Pagare i contributi sull’effettivo orario lavorativo, e non trascurare la Cassa malattia. Il bollettino da pagare che l’Inps invia al datore di lavoro prevede solo i contributi previdenziali, tuttavia il contratto collettivo nazionale prevede all’articolo 52 anche il pagamento della Cassa malattia attraverso i MAV dei contributi previdenziali. Quando la lavoratrice va a richiedere dei rimborsi alla Cassa e non trova i versamenti iniziano i problemi.