Proseguiamo col tema delle competenze verbali nei bambini, e con quello che noi adulti possiamo fare per migliorare e sviluppare questa abilità nel bimbo.

Tutto quello che verrà suggerito ora deve essere proposto al bambino tenendo conto dell’interesse che mostra in quel momento e della sua attenzione a quell’attività o quel gioco (se sta guardando la casetta degli animali di peluches non posso denominare i colori della torre, se sta giocando con le macchinine non posso pretendere che ascolti una storia letta).

Fin dai giochi più semplici tra adulto e bambino risulta fondamentale quindi l’attenzione condivisa, destinata in seguito a diventare ad esempio la capacità di mantenere un focus condiviso all’interno della conversazione relativa ad un tema.

Vi è quindi da un lato la necessità di rispettare il focus di attenzione del bambino, che cambia con l’età, e di non imporre il proprio, (se il bambino vuole leggere il libro dei dinosauri non posso proporgli quello di Peppa Pig), dall’altro quella di cercare gradualmente di aumentare la durata della condivisione (ad esempio col ravvivare la situazione, con l’enfasi, la prosodia marcata) pur tenendo presenti i tempi del bambino. L’attenzione condivisa è cruciale soprattutto per quanto riguarda l’incremento del vocabolario, denominando proprio ciò che il bambino sta guardando o facendo.

Ecco alcune utili strategie da applicare con il bambino:

Imitare e interpretare le vocalizzazioni del bambino come se fossero parole; successivamente le sue prime produzioni verbali (“brum brum, bravo la macchina!”)

Affermare e rinforzare il successo comunicativo del bambino, elaborando e riformulando in forma grammaticalmente corretta quanto il bambino ha appena detto, che possono essere o le olofrasi, (apa per mamma dammi l’acqua, brum brum per andiamo con la macchina), oppure una parola ed un gesto (indica le scarpe e dice nonna, per dire voglio andare dalla nonna). Quindi formulare la frase corretta e aggiungere magari aggettivi e/o pronomi, o elementi frasali se il bambino non li ha prodotti; “Anna, metti le scarpe! Andiamo dalla nonna! Nonna arriviamo! Aspettaci! Nonna mi metto le scarpe belle! Sono blu!”. E’ ovvio che una maggiore, o minore, comprensione di quanto il bambino dice condiziona la capacità, e/o la disponibilità, dell’adulto di riformulare e arricchire gli enunciati del bambino.

I segni/gesti vanno tradotti in espressioni verbali idonee (l’indicare, il prendere il genitore e portarlo verso l’oggetto desiderato) offrendo al bambino quindi il modello verbale corretto.

Parlare faccia a faccia:

il bambino non deve solo sentir parlare l’adulto ma anche vederlo esprimere il suo messaggio, attraverso più modalità contemporaneamente. È importante che veda anche i movimenti che fa la cavità orale per produrre le parole, in modo che possa imitarne i movimenti; è importante che venga mantenuto vivo il contatto dello sguardo nello scambio comunicativo, perché il genitore deve riconoscere il significato delle sue espressioni facciali, dei gesti e dei movimenti del corpo.

Il genitore deve mettere il bambino nelle condizioni di fare richieste anche se non ha acquisito lo strumento verbale. Vi suggeriamo di posizionare ciò che più è di interesse del bambino in spazi non a portata di mano del bambino, per far sì che il bambino venga messo nelle condizioni di fare una richiesta. Inizialmente la richiesta sarà quella di indicare, e a quel punto il genitore può dire “vuoi il succo, macchinine…?” “ ecco il succo! Mmmmm che buono il tuo succo…. “mamma dammi il succo”. Senza ovviamente pretendere che il bambino ripeta ma bisogna metterlo nella condizione di ascoltare un modello verbale che potrà quindi essere appreso. Ed è importante che il bambino venga poi messo nella condizione di ascoltare più volte l’etichetta/il nome dell’oggetto richiesto, quindi per esempio dire “ecco il succo”….

 Fare frequenti pause per permettere al bambino di elaborare la sua risposta e prendere il suo turno nella conversazione, considerandolo quindi come un interlocutore attivo; deve usare turni conversazionali più bilanciati e meno complessi

Parlare lentamente, usare la voce con un volume normale e articolare il linguaggio in modo chiaro accompagnandolo con l’espressività del volto.

Usare frasi semplici. I bambini piccoli riescono a comprendere poche parole: se io dico “Luca prendi la giacca che è in camera tua, perché adesso andiamo a trovare la nonna” il bambino riconosce Luca – giacca – nonna. Quindi proporre una frase tipo: “Luca! La giacca!” andiamo!”, Il bambino può essere paragonato ad un adulto che è esposto all’apprendimento di una lingua straniera.

Giochi per evidenziare le conoscenze di parti del corpo: apprendere il nome di alcune parti del corpo mentre si fa “il bagnetto”: per esempio il gioco della mano che scompare e ricompare sotto la schiuma può essere utilizzato per far apprendere “mano” e “non c’è più”. O usare le paperette ecc.

Un altro suggerimento è quello di predisporre dei giochi che possono essere utilizzati per la denominazione, la classificazione, la comprensione. Premunirsi di una scatola dei giochi, mettersi allo stesso livello del bambino e di fronte e, per esempio, dirgli: “apriamo, uuuuhh, apri! Tatatatatata aperta! Adesso…. prendi… la pecora … dov’è la pecora…. Eccola ! Adesso… prendi …. prendi …..la mucca….. dov’è la mucca? Mucca mucca dove sei? Ecco la mucca…. Usare sempre lo stesso tipo di linguaggio: toc toc chi è? apri giù giù riducendo il numero di parol