Cosa possono fare i genitori per migliorare e sviluppare le competenze verbali nei bambini?

Ecco alcuni suggerimenti della nostra logopedista. Ricordiamo sempre che bisogna cercare l’attenzione condivisa col bambino, ovvero tutto quello che viene suggerito deve essere proposto al bambino tenendo sempre presente l’interesse che mostra in quel momento e la sua attenzione per l’attività o il gioco proposto.

Il focus di attenzione del bambino, e i suoi tempi, vanno sempre rispettati

 

SUGGERIMENTO 1

Non fare troppe domande del tipo: “Come si chiama? Cos’è? “

Ma invece usare espressioni come “Dove sono le scarpe?” Quindi il bambino non deve rispondere ma eseguire. La comprensione in età precoce, quando il linguaggio non è ancora emerso, si valuta con l’azione che compie il bambino. Se chiedo “Dov’è l’elefante?” e mi mostra il leone significa che non ha ancora etichettato correttamente il termine, quindi lo aiuterò, magari dirigendo la sua manina sull’elefante. Altra domanda spesso poco d’aiuto è chiedergli “Cosa vuoi per merenda?” e magari pretendere che il bambino dica correttamente la parole, magari banana piuttosto che biscotto! Quindi gli mostrerò la banana e il biscotto e gli chiederò: “Vuoi la banana o il biscotto?” il biscotto? Mmmmmm buono il tuo biscotto! Ecco! Mangialo!” Proporre l’espansione dell’enunciato del bambino: aggiungere espansioni quando per esempio il bambino dice “macchina”, l’adulto riprende l’enunciato dicendo “la macchina rossa, come quella del nonno”. È importante che il bambino venga poi messo nella condizione di ascoltare più volte l’etichetta/il nome dell’oggetto richiesto,.Non pretendere che il bambino ripeta, o magari ripeta correttamente; ad es. se io dico leone che lo dica subito anche lui

 

SUGGERIMENTO 2

Gioco con oggetti giocattolo, e simulazione di situazione come la pappa o il bagnetto per stimolare il gioco simbolico, che è il gioco del far finta; questa attività è suggerita per i bambini un po’ più grandicelli. Commentare in parallelo all’azione del bambino, cioè fornire nuove informazioni rilevanti, per esempio “Ora diamo da mangiare al bimbo”, “Il bimbo ha fame”, “Il bimbo mangia la banana”, semplificando la complessità del linguaggio diretto al bambino; commentare in diretta le azioni, descrivendo, dando informazioni su ciò che il bambino sta facendo o su ciò che sta guardando, utilizzando anche la modalità espressiva gestuale, oppure la prosodia come fattori ridondanti e nel contempo facilitanti e divertenti della comunicazione, per esempio allungando la vocale “a” della parola “grande” per sottolineare che l’oggetto è proprio grande. È utile che il genitore descriva sempre al bambino ciò che sta succedendo in una situazione: ad esempio nel gioco del “far finta”, raccontare e descrivere le azioni che compie sia il bambino sia la mamma. Questa è una buona occasione per arricchire il lessico del bambino dal punto di vista dei verbi, perché sono i più difficili da acquisire proprio per la loro struttura morfologica: il verbo ha una parte stabile che è portatrice di significato, e una parte declinata che descrive chi fa l’azione, quando viene fatta e in che modo. E proprio per questo motivo i verbi sono molto complicati da acquisire e arrivano successivamente ai nomi/sostantivi. L’azione di mangiare viene pronunciata diversamente da chi la compie “Mangio, io, mangi, tu, mangiamo, noi” ma se viene prodotta da un altro interlocutore la produzione cambia e cambia anche in funzione del tempo: “Mangio, ho mangiato, mangerò, mangerei”.

In queste situazioni si possono anche arricchire i nomi con le loro caratteristiche (es. la palla gialla, la palla gialla e rotonda, grande). Utilizzare un linguaggio ricco di morfologia (prendilo/la, mettiglielo/la mettimelo/la ……)-

Utilizzare un linguaggio non-immediato, cioè linguaggio decontestualizzato, non legato al “qui e ora”, proponendo connessioni con l’esperienza passata del bambino “Guarda, la palla! È rossa! Come quella che ti ha portato Babbo Natale!”.

Quali giochi. I giocattoli da proporre devono avere dimensioni tali per cui i bambini li possono manipolare con facilità, e appartenere a diverse categorie: persone, animali, veicoli, cibi, oggetti di uso quotidiano. Bambole e pupazzi di stoffa permettono l’allestimento di situazioni come “la pappa”, “la nanna”; marionette che s’infilano sulle mani e sulle dita, telefoni-giocattolo che consentono il gioco di ruolo.

 

SUGGERIMENTO 3

Altra attività molto importante dei bambini è l’esposizione alla lettura dei libretti: pensiamo, per esempio, all’interesse che un bambino può esibire nell’ascolto della sua storia preferita come spunto per introdurre la comprensione di strutture frasali più complesse, oppure per sostenere, successivamente, l’emergere della narrazione e del discorso organizzato: il genitore può fornire un supporto, attraverso richieste di chiarificazione e suggerimenti, e comunicando all’interlocutore, ad esempio, i sentimenti provati in occasione dell’episodio o della “storia” che viene raccontata.

I libri che consigliamo sono di tre tipi:

  1. Per sviluppare il lessico (libretti d’immagini di oggetti/animali/capi d’abbigliamento ecc). Si utilizzano anche libri privi di testo che rappresentano immagini di oggetti, i cui nomi hanno un’alta frequenza nel lessico infantile; si mette così il bambino nella condizione di fare commenti, osservazioni e di rispondere a domande e richieste sintatticamente simili: chi? con chi? da chi? cosa mangi? con che cosa mangi?.
  2. Per favorire la produzione verbale (libretti con strutture frasali semplici, con soventi ripetizioni, in modo che il bambino possa “imparare a memoria” la storia e quindi avere la possibilità di anticipare ciò che sentirà e l’adulto può quindi introdurre pause di sospensione in modo che sia il bimbo a completare la frase.
  3. Per migliorare la comprensione, quindi libretti con storie più articolate dal punto di vista morfosintattico, tenendo sempre presente l’interesse del bambino e la sua età cronologica, quindi no il libro “Cuore”, si a Peppa Pig, Spotty ecc

Utili sono anche i libretti fatti su misura per i bambini, con immagini fotografiche che rappresentano i loro vissuti e le loro esperienze, vedono e sentono ciò che loro stessi hanno vissuto in prima persona, e per utilizzare un linguaggio del non qui, non ora. Quindi documentate con sequenze fotografiche le esperienze vissute dai bambini, la gita alla fattoria, l’arrivo di Babbo Natale, la vacanza al mare, la festa di compleanno le loro routine della nanna, riducendo comunque le sequenze fotografiche che devono essere chiare e in cui si vede chiaramente l’azione del protagonista dell’azione.

 

SUGGERIMENTO 4

Ridurre l’uso dei tablet e della tv: espongono i bambini ad immagini, colori, suoni molto forti ed il linguaggio – veloce, alterato, senza l’input emotivo, che non si ripete – non viene ascoltato dal bambino. Ci sono troppi stimoli ben più forti che colpiscono l’attenzione del bambino rispetto a quello verbale.

 

SUGGERIMENTO 5

Allenamento delle prassie orali: pernacchie, cavallo, masticare, sporcarsi la bocca, leccare. Perché alla base della buona articolazione delle parole c’è una buona capacità di usare e coordinare i movimenti degli organi della bocca. Devono avere consapevolezza che nella bocca c’è la lingua, ci sono i denti, le labbra, le guance e, soprattutto, quando si usano.

 

QUANDO E’ UTILE INTERVENIRE?

Non tutti i bambini seguono le tappe canoniche di sviluppo del linguaggio (c’è sempre un gap di 6 mesi): è importante comunque valutare sempre se c’è comprensione, soprattutto non contestuale, e se c’è intenzionalità comunicativa. Ci sono bambini che non hanno linguaggio ma sono molto comunicativi, e che inducono quindi nell’adulto uno scambio comunicativo.

D’altro canto ci sono bambini che acquisiscono lentamente i termini, ma che non hanno neanche l’intenzionalità comunicativa: quindi per i genitori fare molta attenzione alla comunicazione che precede il linguaggio verbale. In ogni caso quando c’è un dubbio di difficoltà di comprensione, e poco interesse al linguaggio verbale, è opportuno richiedere comunque la consulenza di uno specialista, perché indubbiamente intorno ai 2 anni e mezzo/3 non si può fare diagnosi, non si può sapere se si è di fronte ad un ritardo del linguaggio o ad un disturbo del linguaggio, ma in ogni caso la consulenza di uno specialista può dare indicazioni precise e articolate su come sollecitare l’incremento del linguaggio emergente. Quando la comprensione è normale con bambini di età inferiore a 36 mesi, che presentano un ritardo di linguaggio, si può mantenere un atteggiamento di attesa. Nel caso in cui invece si rilevi un deficit di comprensione in età precoce, l’indicazione è la presa in carico diretta e indiretta del bambino. Oltre i 36 mesi l’intervento è da considerarsi necessario in tutti i casi di disturbo limitato alla sola componente espressiva.

In ogni caso non è mai troppo presto! Per qualsiasi dubbio è sempre opportuno rivolgersi a uno specialista, se non altro per togliere l’ansia e contenere la preoccupazione genitoriale, e successivamente dare qualche strategia come quelle sopra descritte.